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I locali interrati sono generalmente le parti dell’edificio più soggette ad essere interessate dalle manifestazioni patologiche derivanti dalla presenza di acqua e umidità.

La ragione è insita nella natura stessa dell’interrato, che si trova in una condizione ideale perché possano verificarsi fenomeni di apporto d’acqua e umidità provenienti dall’ambiente esterno alla struttura.

Il terreno circostante l’interrato, in presenza di un’infiltrazione, influenza il comportamento infiltrativo, soprattutto in condizioni di assenza di preventive opere di drenaggio volte a garantire l’allontanamento delle acque alla base dei muri di fondazione.

Un terreno limoso o argilloso, essendo poco permeabile, fa sì che l’acqua scorra verticalmente tra la terra e il fabbricato interrato creando una vera e propria colonna d’acqua.

 

L’acqua esercita sulle superfici interrate dell’edificio un’azione di spinta positiva (spinta idrostatica) che aumenta con la profondità; questo fenomeno rende la struttura facilmente soggetta a effetti infiltrativi canalizzanti o di assorbimento d’acqua e umidità.

 

Per comprendere quanto la profondità influisca in maniera direttamente proporzionale all’entità delle infiltrazioni si pensi che una platea, qualora si trovasse al di sotto di un metro d’acqua di falda, sarebbe sottoposta ad una spinta idrostatica di 1.000 kg/mq.

In presenza di una falda alta 5 metri, l’acqua imprimerebbe una forza di spinta idrostatica equivalente a 5.000 kg per ogni metro quadrato di superficie.

Questo fa ben comprendere quanto possano facilmente verificarsi ingressi d’acqua anche molto copiosi all’interno degli ambienti interrati in presenza di guasti o di difetti nel sistema di tenuta impermeabilizzante della struttura interrata.

 

Per evitare le manifestazioni di tipo infiltrativo è necessario rendere le costruzioni interrate impermeabili, o quanto meno, garantire l’impermeabilità fino alle pressioni idrostatiche che si raggiungerebbero in una condizione di saturazione d’acqua del terreno fino al piano di campagna.

Principali sistemi di realizzazione delle strutture impermeabili

 

I sistemi di realizzazione delle strutture impermeabili sono sostanzialmente due:

  • Il sistema tradizionale a “vasca nera”, in cui l’impermeabilizzante è installato sullo strato superficiale della struttura, lungo il lato controterra. In questo caso l’impermeabilizzazione è sottoposta ad un’azione di spinta positiva (es: sistema guaina bituminosa, membrane cementizie ecc.). Questo sistema può essere soggetto ad infiltrazioni in presenza di imperfezioni, difetti, guasti o danneggiamento dello strato impermeabilizzante superficiale.

Alcune infiltrazioni possono originarsi anche in corrispondenza del piano di campagna della struttura scegliendo diverse vie di canalizzazione che possono portare l’acqua fino alla platea, talvolta senza lasciare tracce del proprio percorso dal punto di origine a quello di manifestazione.

 

  • Il sistema a “vasca bianca” (Sistemi Drytech, Penetron, Sika ecc.) utilizza additivi cristallizzanti o idrofobi e accorgimenti tecnici per rendere la struttura impermeabile.

Questo tipo di strutture non necessitano di un’impermeabilizzazione superficiale.

 

Nelle strutture tradizionali in c.a., l’involucro interrato non è costruito in un blocco unico come fosse una scatola monolitica, ma composto da più parti gettate in opera in momenti successivi, per cui la struttura risulta fisiologicamente “debole” soprattutto in corrispondenza delle riprese di getto.

 

Capita spesso che le infiltrazioni possano originarsi anche in corrispondenza del piano di campagna della struttura, e, attraverso diverse vie di canalizzazione, l’acqua possa arrivare fino alla platea, senza lasciare tracce del proprio percorso dal punto di origine a quello della sua manifestazione.

Principali punti deboli delle strutture interrate

 

  • Il nodo platea – pareti controterra;
  • il nodo solaio (controterra) – parete;
  • le interruzioni della continuità strutturale;
  • le forometrie;
  • i passaggi di impianti attraverso la struttura al di sotto del piano di campagna;
  • le rampe e le discontinuità strutturali;
  • i guasti o difetti nell’impermeabilizzazione di giardini pensili, camminamenti, cortili, terrazzi a copertura dei locali interrati;
  • i guasti o difetti nel sistema impermeabilizzante in controterra;
  • i risvolti, sottosoglia, le copertine e altri dettagli non correttamente realizzati;
  • le pareti permeabili non impermeabilizzate controterra;
  • i giunti di dilatazione danneggiati;
  • le riprese di getto, le fessurazioni nella struttura per assestamento o ritiro igrometrico, dai nidi di ghiaia e dai distanziatori dei casseri;
  • gli elementi quali i lucernari, le aperture di ventilazioni e le bocche di lupo;
  • i passaggi di impianti o i corpi canalizzanti attraverso il sistema impermeabilizzante

Apporti d’acqua e umidità che si generano internamente alla struttura

 

Gli apporti d’acqua nella struttura possono generarsi anche attraverso i seguenti fenomeni:

  • gli effetti condensativi sulle superfici dovuti agli scompensi igro-termici come, per esempio, quelli che si verificano a causa dei fenomeni di condensazione estiva.

In primavera/estate la temperatura della struttura interrata risulta bassa e impiega più tempo per portarsi alla temperatura dell’aria proveniente dall’ambiente esterno (inerzia termica) e per questo l’umidità contenuta nell’aria condensa sulle superfici fredde;

  • la condensazione per una gestione irregolare del sistema di riscaldamento che non è in grado di scaldare uniformemente le murature che rimanendo fredde condensano all’aumentare della temperatura dell’aria e dell’umidità relativa;
  • i guasti e difetti nella struttura interrata di impianti idrici sottopavimento o sottotraccia;