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Sfatiamo un mito!
Facciamo un po’ di chiarezza sul mito delle “efflorescenze”.
Penso di aver avuto 14 anni quando per la prima volta ho sentito asserire da un amministratore che la presenza delle efflorescenze stava ad indicare che non c’era più alcuna fonte attiva d’acqua nella struttura.
Sarà per l’autorevolezza dell’amministratore, sarà per l’ostentazione con la quale ha proferito questa pillola di conoscenza, io mi sono bevuto la “pillola” e l’ho recepita come “il verbo” fino a quando mi sono reso conto che i conti non tornavano!
Nonostante siano passati ben 37 anni da quella prima volta ancora oggi mi trovo davanti a professionisti che continuano a professare questa sbagliatissima tesi con altrettanta ostentazione.
La realtà è ben diversa.
Il fenomeno della formazione delle efflorescenze è legato al rilascio di umidità dalle superfici dei granuli che compongono il mezzo permeabile (evaporazione). La fonte dell’umidità nella maggior parte dei casi è ancora attiva, al contrario di quello che sosteneva l'”autorevole amministratore”, ed è caratterizzata da un apporto lento e costante. I fenomeni di migrazione o propagazione dell’umidità non avvengono sempre allo stato liquido ma spesso l’umidità si diffonde anche allo stato gassoso ossia di vapore. La muratura in questo fase non è imbibita d’acqua come avviene nelle infiltrazioni canalizzanti o nelle propagazioni per capillarità di acqua liquida.
Quando l’umidità raggiunge la superficie si stacca dai sali che ha trasportato lungo la migrazione dallo stato liquido (capillare) e successivamente pellicolare (spessore di poche molecole di acqua adese ai granuli del mezzo permeabile) fino all’ultimo stadio/fase cioè quella di vapore. L’evaporazione genera la cristallizzazione dei sali che passano dallo stato di idratazione a quello anidro ed è proprio in questa fase di cessione di molecole d’acqua che i sali cristallizzano formando le efflorescenze.
Questo in generale e in maniera semplificata è quello che succede all’interno delle degli ambienti abitativi in normali condizioni termoigrometriche. Dico normali perché qualora, in presenza di una perdita o di un’infiltrazione, un ambiente domestico fosse molto umido non si formerebbero le efflorescenze ma le muffe; l’evaporazione diminuisce all’aumentare della pressione di vapore (umidità relativa). In questo caso ci sarebbe l’effetto opposto ossia la condensazione sulle superfici.