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Alcune volte bisogna anche essere un po’ detective e un po’ sceneggiatori per fare questo lavoro.

Vi riassumo l’intervento di ieri:

Vengo contattato dall’amministratore per eseguire una semplice videoispezione nel pluviale, causa grossa infiltrazione ai danni di un alloggio al piano 2° piano di un elegante condominio del centro storico di Torino.

Arrivato sul posto, come si può osservare dalle immagini, mi trovo di fronte ad un danno molto importante, e vi lascio immaginare gli umori dei presenti: la proprietaria dell’alloggio danneggiato al 2° piano (nonnina arguta, simpatica e giustamente esasperata), l’architetto direttore dei lavori di ristrutturazione dell’alloggio al 3° piano (professionista attento… ma non troppo!), il proprietario dell’alloggio al 5° piano (persona elegante, colta e posata, che ha inavvertitamente lasciato aperto il rubinetto di attingimento sul terrazzo durante le vacanze).

Ad agosto, la simpatica signora del 2° piano era in ferie e non ha potuto accorgersi del danno in corso.

Al suo rientro, scoperto l’accaduto chiede un contatto ad un’amica che le consiglia il mio nominativo. La signora esige che l’amministratore si debba rivolgere a me perché al contrario non avrebbe fatto intervenire nessun altro (sig.ra molto decisa!!).

Durante il mio sopralluogo, mi rendo conto che non posso eseguire la videoispezione per via della posizione impervia dello scarico, ma rassicuro che posso proseguire l’indagine con altre modalità.

Eseguo un esame visivo, un’indagine semiotica, raccolgo i dati anamnestici riguardo agli eventi, verifico le corrispondenze geometriche, eseguo delle termografie e dei rilievi igrometrici ai piani superiori.

Mi rendo conto che l’alloggio in ristrutturazione presenta una evidente risalita dai tramezzi; l’indagine termografica evidenzia un importante fenomeno evaporativo in corso, localizzato proprio all’estradosso del solaio danneggiato.

L’idea è che l’infiltrazione si origini proprio al 3° piano, e vista la ristrutturazione in corso potrebbe esserci stato un evento scatenante che ha determinato l’infiltrazione.

Sul balcone noto una apertura recente in facciata, fatta per alloggiare una scatola elettrica.  Al suo interno vedo un pluviale in pvc con una circoscritta ricopertura con un materiale in resina fatta di recente (le tracce di resina erano presenti anche sulla recente forometria).

 

Attonito guardo l’architetto, lui esita un secondo e poi esordisce;” ha visto qualcosa di strano?”

Io prendo fiato, faccio fatica a trattenere quello che in quel momento avrei voluto dire.

Mi rivolgo a tutti i presenti dicendo: “in questo momento sto dicendo una cosa che potrebbe non essere vera, anzi facciamo finta che non lo sia affatto, ma sulla base di quello che vedo provo a immaginare un cosa inverosimile”. Riprendo fiato e proseguo: “facciamo finta che l’elettricista o chi per lui stava eseguendo il taglio e la rimozione della porzione di muratura abbia inavvertitamente danneggiato il pluviale; immaginiamo che successivamente si sia accordo del misfatto e abbia cercato di riparare il danno con un materiale di fortuna, e che non abbia informato nessuno dell’accadimento”.

Il silenzio, che era sopraggiunto come un sipario calato nel bel mezzo dell’atto, ha tolto il fiato a tutti i presenti. Proseguo: “facciamo finta che il sig. XXXX dell’ultimo piano abbia inavvertitamente lasciato aperto il rubinetto di attingimento sul balcone, e che per qualche settimana si sia verificato uno scorrimento continuo all’interno del pluviale incassato. Immaginiamo che la riparazione, fatta con una certa fretta e imperizia, non abbia riparato il danno ma abbia solo pasticciato la superficie del tubo”. La signora sgrana gli occhi, poi li socchiude con un sorriso sardonico e compiaciuto borbotta:” lo sapevo, lo sapevo! Per questo l’ho cercata, sapevo che lei avrebbe trovato il problema”.

Guardo l’architetto, e con un certo imbarazzo gli dico: “architetto, vorrei tanto che fosse tutta una mia immaginazione, ma è difficile per me anche volendomi impegnare tanto riuscire a smontare questa mia lettura fantastica dell’avvenimento”.  Mi fermo un attimo e proseguo: “la forometria è sporca della stessa resina usata per chiudere la rottura della tubazione”. Non è possibile che la resina sia stata posata precedentemente all’esecuzione dell’apertura”.

Per evitare una risposta imbarazzante da parte dell’architetto, mi rivolgo al sig. XXXX del 5° piano e propongo di eseguire un bagnamento del terrazzo utilizzando un tracciante colorato fluorescente. Eseguo l’aspersione al 5° piano e due minuti dopo scendo per verificare all’interno della forometria l’eventuale apporto di tracciante colorato.

Al mio arrivo, il tracciante mi aveva già preceduto; aveva imbibito la muratura circostante il tubo e creato una piccola pozza d’acqua verde. Era la prova inconfutabile che confermava quanto avevo immaginato, apparentemente fantasticando.

Da quel momento ogni tensione iniziò ad affievolirsi e i sorrisi comparvero uno dopo l’altro sul volto dei presenti.

The End!